La presidente dell'Associazione per lo studio del dolore, Caterina Aurilio, coordinatrice degli anestesisti algologi
La presidente dell'Associazione per lo studio del dolore, Caterina Aurilio, coordinatrice degli anestesisti algologi
Caterina Aurilio è Professore Ordinario presso la Seconda Università degli Studi di Napoli e Direttore del Dipartimento di Scienze Anestesiologiche, Chirurgiche e dell'Emergenza.
E' anche l'attuale presidente dell'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore. La presidente AISD è stata eletta responsabile dell'Area Culturale Dolore della SIAARTI, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia e Rianimazione, a Bologna nel corso del Congresso nazionale SIAARTI (14-17 ottobre 2015). Gli auguri e le riflessioni su presente e futuro della medicina del dolore del professor Giustino Varrassi.
Molti parlano di dolore ma la medicina del dolore è ancora una Cenerentola
Ho appreso con vero piacere la notizia dell'elezione di Caterina Aurilio a responsabile dell'Area Culturale Dolore della SIAARTI, la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva. L'Area Culturale Dolore (ACD) è una delle associazioni culturali che da molti anni, in Italia, si occupa di dolore, nata inizialmente come gruppo di studio sul dolore e trasformatasi poi nell'attuale struttura. All'interno della SIAARTI ha sempre rappresentato una forte componente di "super-specialisti" che coltivano con cura gli aspetti scientifici della medicina del dolore, soprattutto nell'ottica che di essa hanno gli anestesisti. Inutile dire che, a livello mondiale, la medicina del dolore è figlia dell'anestesiologia. Ancora oggi, soprattutto nel nostro Paese dove non esiste una specializzazione a sé stante di medicina del dolore o di algologia o similari, l'anestesiologia rappresenta la "colonna portante" della "cultura algologica". Ancora oggi, a livello mondiale, le associazioni culturali interessate al dolore sono in larga parte rappresentate da anestesiologi che hanno voluto indirizzare i loro interessi scientifici e professionali verso i pazienti con dolore, sia acuto che cronico.
All'attività dell'ACD della SIAARTI si devono quelle che ad oggi sono le più importanti (e note) linee guida sul dolore che siano state prodotte in Italia. Ad esse si sono ispirati e continuano ad ispirarsi centinaia di medici del dolore che, anche se non hanno una diretta derivazione anestesiologica (questi ultimi, in verità, pochi), vogliano acquisire nozioni scientificamente non discutibili su come comportarsi nelle più disparate situazioni cliniche. L'ACD della SIAARTI ha realizzato anche eventi culturali sul dolore di grande spessore. Lo ha fatto soprattutto, ancora una volta, nell'ottica che della medicina del dolore hanno gli anestesiologi. E soprattutto negli anni recenti ha concentrato molte delle attenzioni sulle metodiche invasive per la terapia del dolore. Non so se queste siano la panacea o la "nuova frontiera" nel trattamento dei pazienti affetti da sindromi con dolore, ma so che non è questa la sede in cui addentrarsi in tale argomento.
Purtroppo, nonostante l'interesse delle istituzioni e dei mass-media che il tema dolore stimola, l'estrema frammentazione degli addetti ai lavori non consente di avere un vero peso specifico "politico" che permetta, ad esempio, la nascita di una specialità di medicina del dolore, così come è accaduto in altri Paesi quali l'Irlanda e la Turchia, per citarne solo due, ai confini est ed ovest dell'Europa. Ciò è sempre stata la conseguenza di una visione limitata delle reali necessità sia del "corpus culturale" che dei pazienti. Più in particolare, a volte si ha la sensazione che la rincorsa al "pennacchio da comandante" prevalga di gran lunga sugli interessi della stessa associazione che si dirige. Altre volte sembra che alcune di queste associazioni culturali rincorrano dei temi più per la loro voglia di apparire che per vera convinzione che siano importanti. Laddove, addirittura, alcune non comincino a diffondere documenti contro iniziative di altre associazioni culturali, nella speranza di conquistare un qualche piccolo, incomprensibile spazio o vantaggio, nella classica visione "dei polli di Renzo". In sintesi, la frammentazione degli interessi, con prevalenza spesso degli interessi del singolo su quelli comuni, ha fatto in modo, fino ad oggi, che la medicina del dolore restasse una Cenerentola, sempre figlia povera di mille madri e innumerevoli padri e, in particolare, figlia di quella anestesiologia già di per sé tuttorai considerata una Cenerentola (penso alla domanda che qualche giorno mi ha rivolto un giovane studente di Medicina: mi ha chiesto, meravigliato, se bisognava essere laureati in medicina per fare l'anestesista...).
Una speranza di cambiamento per il riconoscimento della medicina del dolore come specialità a sé stante
Orbene, il 16 ottobre del 2015 la Presidente dell'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD), associazione che fin dal 1975 ha nel suo statuto la necessità di un approccio culturale multidisciplinare al dolore, è stata eletta Coordinatore dell'Area Culturale Dolore SIAARTI. Conoscendo le capacità e la signorilità della Prof. Caterina Aurilio, a cui vanno i miei personali auguri e felicitazioni, nonché quelli di tutta la Fondazione Paolo Procacci, sono certo che questo sarà un primo passo verso una campagna italiana più fattiva a favore del riconoscimento della medicina del dolore come di una specialità a sé stante. Questo me lo auguro anche per veder coronato un sogno da sempre inseguito, soprattutto nell'ottica di chi ha partecipato a una tenzone internazionale con tema sovrapponibile, che ha avuto successo in altri Paesi della Comunità Europea. La Fondazione Paolo Procacci se lo augura vivamente, anche per poter finalmente mettere alla "Cenerentola Medicina del Dolore" la scarpetta che le dia il giusto riconoscimento e lustro.
Giustino Varrassi
17 ottobre 2015