Depressione e squilibrio biochimico
Depressione e squilibrio biochimico
Uno studio realizzato da Massimo Cocchi, docente di biochimica della nutrizione all'Università di Bologna, da Lucio Tonello e Fabio Gabrielli, docenti e ricercatori presso l'Università Ludes di Lugano riconduce il disturbo depressivo e bipolare ad alterazioni degli equilibri proteici della membrana dei neuroni.
Lo studio è stato presentato nel corso del 55° congresso della Società dei Neurologi, Neurochirurghi, Neuroradiologi Ospedalieri, SNO. I tre ricercatori hanno iniziato una decina di anni fa a studiare la biochimica della membrana neuronale di 144 pazienti con depressione, analizzando la composizione delle piastrine e in particolare gli acidi grassi rilevabili negli emocomponenti. Nel sangue dei pazienti risultavano alterati tre acidi grassi, linoleico, linolenico e arachidonico, che influiscono sul tono dell'umore, inibendo l'ingresso della serotonina nei neuroni. Da questa ricerca potrebbe nascere un protocollo sperimentale che misuri la relazione tra la composizione della membrana cellulare e i disturbi dell'umore, elaborando anche un test per individuare con maggiore accuratezza la depressione.
La depressione è spesso compagna di chi soffre di dolore cronico, che rischia tre volte di più di ammalarsi di depressione, e chi soffre di depressione si ammala tre volte più spesso di dolore cronico. I pazienti che soffrono di dolore e depressione ricorrono con più frequenza alle cure mediche, anche se la patologia non è grave. Ma non è detto che ricevano una cura migliore. Secondo alcune stime, più del 50% dei pazienti depressi che consulta il proprio medico di famiglia lamenta solo sintomi fisici, fra i quali il dolore è il più frequente. Altri studi suggeriscono che se il medico valutasse lo stato depressivo dei pazienti con dolore, scoprirebbe un 60% di casi di depressione non diagnosticata.
Il dolore rallenta i tempi di guarigione dalla depressione e la depressione crea più difficoltà nel curare il dolore, ad esempio, può indurre i pazienti ad abbandonare i programmi di riabilitazione. La depressione porta all'isolamento e l'isolamento aumenta la depressione; il dolore limita i movimenti e l'immobilità spesso è causa ulteriore di dolore. Quando la depressione è curata il dolore passa in secondo piano, se il dolore scompare anche la depressione si attenua. Ma nel dolore cronico associato a depressione quest'ultima molto spesso non viene diagnosticata; se lo fosse i pazienti potrebbero trarre beneficio da un trattamento multidisciplinare.
Una più ampia diffusione della consapevolezza e delle conoscenze sui complessi rapporti fra depressione e dolore è il presupposto fondamentale per un miglior inquadramento dei pazienti ed una gestione terapeutica sempre più efficace.
31 luglio 2015