Dolore e genetica

Dolore e genetica

Un recente articolo di Inna Belfer pubblicato su Pain Medicine News stimola alcuni commenti da porre in discussione. 

Inna Belfer è una ricercatrice nata a Mosca e scientificamente cresciuta in Israele, lavorando fra gli altri con Marshall Devor. Il suo interesse scientifico principale è verso la genetica del dolore, più che strettamente clinico. Dopo essere emigrata negli USA ha lavorato al National Institute of Health (NIH), poi alla University of Pennsylvania e attualmente lavora presso la Food and Drug Administration ed è professore associato presso la facoltà di medicina dell'Università di Pittsburgh.  Grazie alle sue esperienze, ha una conoscenza molto dettagliata delle problematiche inerenti il dolore cronico, di cui conosce le varie sfaccettature.

Questo suo lungo articolo fa il punto chiaro su due aspetti in grande discussione in questo momento: il dolore cronico e il potenziale abuso di oppiacei. L'articolo, da leggere con estrema attenzione, mette in luce molti dei punti chiave sull'argomento. In particolare presenta alcune riflessioni sulle modificazioni biologiche indotte dal dolore cronico e su come gli oppiacei possano contribuire a risolvere alcune delle problematiche che i malati con dolore si trovano ad affrontare. Mette però anche in guardia nei confronti dei potenziali danni che gli oppiacei possono indurre, inclusa la dipendenza.

Se ne consiglia l'attenta lettura, soprattutto ai giovani medici interessati ai malati con dolore. Sono proprio loro, più che i medici con lunga esperienza, ad essere al momento attuale travolti da "ondate di mode", di cui un potenziale ritorno all'oppiofobia ne rappresenta una davvero dannosa. Abbiamo chiesto un parere ad alcuni giovani colleghi, ecco un primo commento ricevuto. (GV)

L'altissima aspettativa di salute e benessere che ognuno di noi ha, ci porta, inevitabilmente, ad essere sempre meno disposti a sopportare il dolore, così come i molteplici altri sintomi associati alle patologie croniche. Parallelamente noi medici desideriamo risolvere il problema del nostro paziente in modo efficiente ed efficace, possibilmente al primo tentativo, così da apparire "fantastici" agli occhi del paziente! Non vogliamo essere l'ennesimo dottore che richiede accertamenti e poi non prescrive nessuna terapia. E non vogliamo neanche pensare che tutti i nostri pazienti siano malati immaginari che continuano a lamentarsi per il dolore, nonostante stiano facendo "un'ottima terapia"... Che fare?
L'articolo della Dott. Belfer ci spiega nei minimi dettagli come interagire con questo mostro dei nostri giorni che è il dolore e ci spiega quali sono le armi di cui disponiamo ma, sapientemente e come tutti i maghi delle migliori fiabe, ci mette in guardia sui rischi e sui pericoli associati all'utilizzo di queste "pozioni magiche" che altro non sono che i farmaci oppiacei.
Quando ancora ero studentessa di medicina, ricordo che c'erano alcuni rari dottori che avevano dei ricettari speciali e li tenevano nascosti in cassetti chiusi a chiave e li usavano con grande parsimonia. Quando, durante una visita, vedevi che la mano destra del dottore cercava le chiavi nella borsa e apriva il "cassetto segreto" per prendere il "ricettario magico" significava che stavi per assistere a un incantesimo... E questo per far capire quanto fosse eccezionale e di nicchia la prescrizione degli oppiacei.
Fortunatamente non sono più necessari cassetti segreti e ricettari magici perché, finalmente direi, tutti i dottori possono fare la magia, basta conoscere gli ingredienti e usarli con saggezza!
Personalmente non condivido la visione allarmista di Inna Belfer e non credo che il timore di indurre abuso di o assuefazione ai farmaci oppiacei possa essere un'adeguata giustificazione al loro non impiego e, meno che mai, una ragione per scoraggiarne l'uso in malati cronici in cui altri farmaci analgesici non abbiano funzionato.
(EV, Christie Hospital, Manchester, UK)

8 ottobre 2015

 

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