Medicina a misura d'uomo e narrazione

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Medicina a misura d'uomo e narrazione

In un breve scritto del 1930 "Sulla malattia", Virginia Woolf criticava l'evidente inconsistenza dei temi legati a salute e malattia nella tradizione letteraria. Questa sua recriminazione, pur vera qualche decennio fa risulta, oggi, in fase di superamento.
"In futuro rammenti sempre che una buona terapia non è quella scientificamente supposta come tale bensì quella che un paziente accetta all'interno della sua cultura e delle sue aspettative di una vita completa. Sto realizzando una sorta d'itinerario, un viaggio e un percorso che si snodano e si sviluppano attraverso la parola scritta di lettere e vario materiale cartaceo. Il tentativo di riuscire a trovare l'immagine completa che ognuno ha di sé o vorrebbe avere, come malato ma, soprattutto, come uomo. Forse la voglia di capire ancora più a fondo il passato per poter affrontare situazioni che mi si prospettano nel presente. È un'esigenza profonda che reclama di essere ascoltata. È una persona, un essere umano, una vita intera a essere imprigionata in una stanza di ospedale e non soltanto un corpo malato attaccato a tubi. Un giorno mi piacerebbe che ripensasse alle nostre chiacchierate, a ciò che ci siamo detti ... al di là di una diagnosi infausta o meno" (MR, luglio 2008).
"Molte volte in queste settimane ho ripensato alle discussioni sulle cure che ho avuto con lei. Le questioni e le osservazioni che mi poneva erano lucidissime e scomode ma fertili per una riflessione critica sulla nostra esperienza di trovarci l'uno di fronte all'altro, lei da malato, io da medico" (A.A., agosto 2008).
Queste riflessioni sono l'esempio concreto di come possa nascere, e quindi sia possibile, una relazione medico-paziente nuova e rinnovata nei comportamenti, nella metodologia, nelle aspettative dell'uno e dell'altro. Il paziente racconta al medico la propria storia di malattia e questa costituisce la descrizione più vera e completa del suo malessere. Il malessere fisico e i valori numerici sono facilmente classificabili e intellegibili, le difficoltà aumentano quando a essere descritto è il "dolore". Essendo altamente soggettivo è un concetto che sfugge a ogni definizione oggettiva, fuorché per grado d'intensità e sede.
Tuttavia, la medicina dei nostri giorni ha uno strumento in più: sollecitare il malato a raccontare la sua storia e disporsi ad ascoltarla. Il fine è la costruzione condivisa di un percorso terapeutico personalizzato fondato sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti nelle scelte. La figura del paziente non si esaurisce in una persona da curare, non è un oggetto di cura ma diventa soggetto ovvero il malato partecipa da protagonista. Una medicina "cucita" addosso al paziente.
Ne parla ampiamente nel suo recente libro "La malattia vestita di narrazione" il prof. Sandro Spinsanti (Direttore dell'Istituto Giano per le Medical Humanities). Nel libro vengono esplorate e descritte le diverse declinazioni della narrazione della malattia e della cura e, al contempo, approfondito il valore che oggi può avere il racconto e l'ascolto nella relazione medico-paziente. Il "racconto" diventa il protagonista di questo rapporto, di questa relazione, di questa empatia. Attraverso il racconto si comprende e si conosce l'altro, si cura e ci si cura, si guarisce.
Le vicende del corpo, i tumulti legati al dolore acquistano il loro completo spessore e significato solo quando vengono "illuminati" dalle arti narrative. La medicina che si serve dell'ascolto e della comunicazione non è antagonista della medicina di precisione. Sono le due facce di questa professione: la sola che la cultura del nostro tempo riconosce come "buona medicina".
La narrazione in sé ha un potenziale curativo inimmaginabile, sia come strumento di comunicazione delle esperienze di malattie, sia come strumento riflessivo per la costruzione di significati interpretativi della realtà che si sta vivendo e affrontando. Inoltre, è uno strumento per penetrare in profondità nelle cause e nelle ragioni di eventi; i particolari che vengono raccontati costruiscono una storia, diventano reali e determinano la storia stessa.
Con il "raccontare" si compie una sorta di "collegamento" dalla duplice funzione: tra la propria interiorità e il contesto in cui si è immersi, implicando sempre un confronto dialogico. Le storie, le malattie, il dolore divengono mezzo di condivisione ed esposizione di problemi cui medico e paziente devono trovare una soluzione.
È una nuova figura quella che si sta sviluppando negli ultimi anni: un professionista della salute diviso tra elevati sviluppi tecnologici, supportato dalla medicina basata sulle evidenze e recupero del rapporto medico-paziente dove la narrazione della patologia del paziente al medico è considerata al pari dei segni e dei sintomi clinici della malattia stessa. I percorsi di cura sono vari e molteplici e accanto ai protocolli standardizzati di cerca di creare il collegamento che ogni narrazione ha la sua cura. L'ascolto del paziente ha appunto una valenza diagnostica, oltre che umanitaria. La narrazione è la porta d'accesso al mondo interiore di ciascuna persona.
La medicina apre le porte alla mente e al cuore, diventa umanistica e umana.

Brunella Bassetti

24 marzo 2016

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