Anno mondiale contro il dolore 2017
Anno mondiale contro il dolore dedicato al dolore post operatorio
L'International Association for the Study of Pain (IASP®) ha annunciato il tema dell'anno mondiale contro il dolore.
Nel mondo si eseguono ogni anno più di 300 milioni di interventi chirurgici: da interventi minori a operazioni complesse su organi vitali. Il dolore post operatorio viene considerato come inevitabile, da sopportare e in effetti il dolore post operatorio è stato rilevato in circa metà dei pazienti operati in varie indagini. Il dolore che si protrae dopo l'intervento chirurgico è stato focalizzato come argomento di studio sistematico meritevole solo circa 25 anni fa, in parte grazie agli sforzi della IASP®. Da un po' di tempo la richiesta dei pazienti per un più efficace trattamento del dolore postoperatorio sostenuto dall'impegno dei medici per tempi di degenza più brevi e liberi dal dolore, ha trasformato l'approccio al controllo del dolore postoperatorio. Inoltre, tecniche chirurgiche minimamente invasive e nuovi metodi per la gestione del dolore post-chirurgico con minori effetti collaterali consentono di effettuare più procedure ambulatoriali o con brevi ricoveri, tuttavia il dolore spesso persiste a lungo dopo l'intervento chirurgico.
Oggi l'approccio al dolore post operatorio dovrebbe essere così concepito:
• occorre presupporre che quasi tutto il dolore dopo intervento chirurgico può e deve essere gestito in modo da ottimizzare la funzionalità fisica ed emotiva;
• valutare l'intensità del dolore a riposo e in azione per personalizzare la terapia del dolore rispetto alle esigenze riabilitative;
• identificare in anticipo quei pazienti che possono richiedere una particolare attenzione; ad esempio, a causa di problemi comportamentali o terapia con oppioidi precedente l’intervento;
• integrare il controllo del dolore con altri aspetti della preparazione per il recupero post operatorio, come attività o nutrizione e assunzione di liquidi;
• adottare un approccio "multimodale" che combina diversi tipi di farmaci e (quando possibile) l'anestesia locale per ridurre la dipendenza da una sola modalità di trattamento; per esempio, gli oppiacei con i loro numerosi effetti collaterali;
• tener conto delle differenze dei pazienti in termini di esperienza e report del dolore, preferenze tra i possibili trattamenti e risposta alla terapia, con attenzione a fattori come sesso ed etnia;
• continuare la valutazione del paziente dopo la dimissione per riconoscere e trattare il prima possibile il dolore persistente e altre conseguenze chirurgiche indesiderate;
• prendere atto che la gestione del dolore acuto, post intervento chirurgico, deve diventare una sottospecialità medica, visto il miglioramento di conoscenze e tecniche specializzate, come, per esempio, l'anestesia regionale.
Queste le raccomandazioni per i medici, ma cosa possono fare i pazienti e le loro famiglie per trarre il massimo beneficio da questi recenti progressi?
- Sapere dal chirurgo se la tecnica di intervento proposta può generare dolore e, in caso affermativo, farsi indicare la probabile intensità, la durata e come sarà gestito. Alcune operazioni comportano infatti un rischio di dolore postoperatorio persistente più elevato rispetto ad altre.
- Richiamare l'attenzione del chirurgo, o di altri membri del team (anestesista, infermiere, fisioterapista, farmacista), su aspetti rilevanti della propria storia medica o sulla situazione attuale, problemi precedenti di dolore, terapie del dolore in corso e reazioni avverse ai farmaci.
- Chiedere:
-- Chi formulerà il mio "piano di terapia del dolore" (anche se si tratta di un protocollo standard di provata efficacia nei pazienti che già hanno subito la stessa operazione)?
-- Il mio “piano dolore” sarà "multimodale"? Cioè combinerà diversi tipi di farmaci per il trattamento del dolore e/o anestesia locale, per esempio anestesia epidurale o blocco del nervo in modo da ridurre la dipendenza da un singolo farmaco come la morfina?
-- Quali misure saranno adottate nel caso avessi bisogno di un dosaggio di oppioidi superiore al normale per il controllo del mio dolore (per quei pazienti che hanno ricevuto un trattamento con oppioidi prima dell'intervento)?
-- Chi monitorerà il piano di terapia del dolore e lo regolerà o modificherà, se necessario?
-- Quali sono le strategie terapeutiche per il controllo del dolore dopo che sarò dimesso dall'ospedale?
-- Se il dolore persiste dopo dimissione, a chi potrò rivolgermi, giorno e notte, se la terapia non riesce ad assicurarmi riposo e recupero, o se l’antidolorifico mi provoca effetti collaterali inaccettabili, o se il dolore riaffiora o peggiora?
Raccomandazioni più dettagliate sono tutte disponibili nel sito della IASP. Clicca qui