Stefano Ischia: un luminare della medicina del dolore ci ha lasciati
La notizia della morte del Prof. Stefano Ischia ci ha colti del tutto impreparati, come un fulmine a ciel sereno. Stefano era nell'immaginario di tutti noi una persona eterna.
Lo conobbi nel 1982 e con lui si stabilì subito un rapporto molto saldo, basato sulla simpatia e reso ancora più solido da un comune Amico, Vittorio Pasqualucci. Alla iniziale conoscenza seguì una serie di scambi basati soprattutto sull'interesse comune per la medicina del dolore. Lui era già da allora un Maestro incredibile, con una spiccata passione nei confronti delle metodiche interventistiche nella terapia del dolore e una particolare sensibilità nei confronti della vita associativa, in particolare quella dell'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (AISD).
Il nostro rapporto si consolidò naturalmente e in fretta. Nel dicembre del 1985 organizzai a Roma, in un'aula del CNR fatta mettere a disposizione dal mio Maestro accademico E. Vinicio Cosmi, il congresso "Approccio multidisciplinare al dolore". Fu quella l'occasione in cui fui ammesso nella vita sociale dell'AISD come componente di fiducia di coloro che stavano mantenendo in vita gli aspetti scientifici della Medicina del Dolore in Italia.
Gli anni successivi consolidarono ulteriormente il naturale rapporto che legava Stefano Ischia, Vittorio Pasqualucci e me, di fatto due formidabili Mentori mi proteggevano e guidavano. Questo fece sì che all'Aquila venisse assegnata l'organizzazione dell'undicesimo congresso nazionale AISD, nel giugno del 1988; un congresso decisamente speciale, organizzato con un entusiasmo e una passione ineguagliabili, grazie agli stimoli che i miei due Mentori mi garantivano. Erano anni difficili che vedevano molti protagonismi e molti scismi, ma era di tutta evidenza che Stefano e Vittorio riuscivano a mantenere la barra ben salda e a garantire un approccio alla disciplina concreto e basato sull'approccio scientifico, più che di altro genere.
Da allora molte cose sono accadute nella vita sociale dell'AISD e nella vita personale di ognuno di noi. Molte di esse hanno avuto in qualche modo una fetta di protagonismo da parte di Stefano, Uomo e Scienziato di innegabili capacità organizzative, cliniche e, soprattutto, umane. A lui e alla sua caparbietà molti di noi devono la propria carriera accademica e gli illuminanti insegnamenti di vita. Aveva l'intelligenza e l'onestà che gli consentivano di controbilanciare la prepotenza e l'insensibilità aggressiva di alcuni altri accademici italiani che all'epoca pretendevano di determinare le sorti della Disciplina.
Stefano Ischia era un Uomo che viveva di passioni. Delle sue ineguagliabili generosità e ospitalità molti di noi hanno avuto la possibilità, la fortuna, di poter usufruire. I suoi indiscutibili buon gusto e gioia di vivere hanno accompagnato molte delle nostre interminabili discussioni sulle sorti della Medicina del Dolore, sulle possibilità che il mondo accademico italiano potesse aprirsi alle esperienze estere, sulle prospettive scientifiche che il mondo del dolore aveva davanti a se e che non riusciva a sfruttare al meglio, a volte per pura miopia. Il suo apporto scientifico alla Disciplina è sotto gli occhi di tutti. Sono certo che altri ne parleranno ma non ce ne sarebbe neanche bisogno, tanto sono noti.
Sorrise affettuosamente, come un fratello maggiore, quando gli comunicai che ero riuscito a far assegnare all'Italia la organizzazione del primo Congresso Europeo dell'EFIC, e che si era scelta Verona (in suo onore) come sede. Mi guidò da vicino e con grandissimo entusiasmo. Tutti coloro che c'erano ricorderanno di certo la sua bellissima lettura magistrale durante la cerimonia inaugurale. Fu un discorso costellato di scienza, umanità, arte, passione e buon gusto. Tutti lo ricorderemo allegro e sorridente, mentre liberava in volo una delle colombe di pace che chiusero la cerimonia inaugurale, in un tavolo accanto ai grandissimi della Medicina del Dolore dell'epoca: Ulf Lindblom, Jean-Marie Besson e altri.
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Immagini dal 1° Congresso EFIC "Pain in Europe I", Verona, 18-21 maggio 1995.
All'interno di esso, si svolse il 18° Congresso nazionale dell'Associazione Italiana per lo Studio del Dolore, AISD
Con il suo usuale entusiasmo aderì al progetto di apertura della Fondazione Paolo Procacci. Era molto felice di prendere parte a quell'iniziativa, dato il grande legame personale e scientifico che aveva avuto con Paolo Procacci per moltissimi anni. In fondo, a ben pensarci, AISD ha rappresentato il cenacolo in cui si sono incontrate molte bellissime menti del mondo scientifico e accademico che nutrivano interessi nei confronti del dolore. Quelle bellissime menti si incontrarono ancora una volta nel corso del Congresso AISD del trentennale, a Verona. Sono certo che molti di noi conservano con calore il ricordo di una cerimonia inaugurale in cui tutti coloro che avevano preso una parte attiva alla vita dell'AISD, e che erano ancora in vita, si reincontrarono e gioirono nello spegnimento delle 30 candeline su una gigantesca torta che rappresentava l'Arena. Stefano fu felice di quella cerimonia e fece una indimenticabile presentazione, con la sua usuale passione e con un particolare entusiasmo. Sentiva di aver contribuito in modo sostanziale agli sviluppi di una nuova specialità medica.
29° Congresso nazionale AISD, Verona, 8-10 giugno 2006 |
Oggi ci ha lasciati un grande Uomo e Scienziato, un Uomo le cui sensibilità e capacità potranno essere imitate con grandissima difficoltà.
Ciao Stefano. Non potrò mai esserti grato a sufficienza per quanto sei stato capace di darmi. Rimarrai nel mio cuore finché avrò vita.
Giustino Varrassi
17 novembre 2020